Caratteristiche. I tratti di base sono quelli di sempre, col cofano lungo, l’abitacolo arretrato e un passo tutt’altro che corto. Il linguaggio stilistico, però, è profondamente cambiato. Una volta a bordo si ritrova il perfetto allineamento dei comandi principali (pedaliera, piantone dello sterzo e sedile), l’accurata disposizione di quelli secondari sulla plancia, che è tornata a essere orientata verso il pilota e la strumentazione, chiara e ben leggibile. Nonostante la carrozzeria sia cresciuta di 8,5 cm, la Serie 1 continua a essere la scelta sbagliata per chi è alla ricerca di tanto spazio, soprattutto per chi si accomoda dietro. Inoltre, i 316 litri di bagagliaio (prima erano 302) non sono un granché, anche se ci si può consolare con la versatilità: dallo ski-sack (280 euro) allo schienale posteriore abbattibile in tre parti separate, al piano che si forma a sedile ribaltato, totalmente privo di gradini.

Prestazioni. Motore e cambio sono davvero una bella accoppiata. Ma al di là dei numeri in sé, è soprattutto questione di sensazioni: il 2.0 litri non si tira mai indietro e risponde con prontezza persino quando il turbo non è ancora entrato in gioco. Certo, l’allungo che segue non ha la sensualità di certi benzina, ma resta il fatto che il motore, a quel punto, spinge davvero forte. E con l'automatico ZF la sportività non manca: passa rapidamente da una marcia all’altra e appena si alza il ritmo viene voglia di utilizzare i paddle. La 120d, inoltre, consuma pochissimo in ogni situazione: la media generale delle nostre prove è stata di oltre 16 chilometri con un litro, davvero niente male per un’auto con 184 CV.
Su strada. Il feeling di guida è ciò che rende la 120d diversa da tutte le altre. Merito della trazione posteriore, oltre che dell’assetto ben bilanciato tra avantreno e retrotreno. E poi ci sono le qualità dello sterzo che, senza l’interferenza della trazione, riporta in maniera cristallina quel che accade sotto le ruote. Curva dopo curva, la 120d invita a fidarsi. Come in passato, a bordo continua a mancare la sensazione di essere coccolati, però i passi avanti sono evidenti. Le irregolarità della strada vengono digerite senza troppi sforzi, persino quando è presente l’assetto sportivo. In più, la corretta profilatura dei sedili funziona molto bene anche nei percorsi più lunghi. E così, quando si viaggia a 130 orari col motore sornione sui 2.000 giri, quasi quasi ci si dimentica di tutta questa sportività. (fonte: quattroruote)
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